La preparazione della minestra di farro spezzato è una ricetta ottima per l’inverno, è tradizionale delle nostre montagne e permette di utilizzare gli ingredienti più locali del territorio della Valnerina. Il farro spezzato è un prodotto che si sposa benissimo con le zuppe e le minestre.
Data la sua leggerezza, la facilità di digestione e le sue caratteristiche non occorre aver paura a preparare questo piatto anche nei periodi più caldi.
Salsiccia e guanciale danno un sapore decisamente intenso alla ricetta, ma se preferite realizzare un’alternativa vegetariana potete pensare di utilizzare un brodo fatto con l’aggiunta di zafferano.
La minestra di farro spezzato è la ricetta tipica della festa di San Nicola, il patrono di Monteleone di Spoleto, il paese dove il Farro ha avuto anche un riconoscimento DOP
Ingredienti per 4 persone
- 200 g di farro spezzato
- 2 pomodori rossi
- 100 g di guanciale
- 1 salsiccia
- 1/2 cipolla
- 1 gambo di sedano
- sale
- formaggio pecorino grattuggiato
Preparazione
La preparazione inizia con il soffritto da fare con un poco d’olio di oliva, il guanciale, la salsiccia tritata e la cipolla. Non appena la salsiccia inizia a colorirsi e il guanciale si assottiglia, aggiungere i pomodori e un pizzico sale, facendo cuocere a fuoco moderato finché i pomodori saranno pronti.
Preparare una casseruola con tre litri d’acqua e portare ad ebollizione. Versare il farro, girando con un cucchiaio di legno, aggiungere il sale. Inserire anche il sedano e lasciar cuocere per circa 40 minuti, girando frequentemente.
A cottura quasi ultimata, versare il sugo di soffritto nel nostro brodo e servire ben caldo, aggiungendo a piacere formaggio pecorino grattuggiato.
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San Nicola da Bari e il Farro
La leggenda locale legata alla minestra di farro deriva da uno dei miracoli realizzati da San Nicola nel territorio dove il farro è diventato un prodotto DOP, dove il farro è una storia antica: Monteleone di Spoleto. Quando Nicola, allora vescovo di Bari, viaggiando ha attraversato la Valnerina, passando per Monteleone vi trovò povertà e carestia. I bambini erano affamati e i contadini vivevano in povertà.
In quell’occasione il vescovo tirò fuori dalla sua bisaccia un po’ di farro che, anche se è difficile crederlo, bastò per tutta la popolazione: i chicchi di farro si moltiplicarono a contatto con le mani del Santo e fu dato un pasto a tutti coloro che ne avevano bisogno.
Da allora la tradizione della zuppa o minestra di farro fu perpetrata fino ai giorni nostri, il 5 dicembre si rende grazie a San Nicola e, gli abitanti del piccolo borgo di alta quota (Monteleone di Spoleto) possono ancora venir chiamati “i mangiafarre” o “i farrari de San Nicola”.
Ad oggi il paese può vantare l’unico FARRO DOP d’Italia: il Farro Di Monteleone di Spoleto DOP.
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